Roald Dahl: perché la censura viene tollerata solo nei libri per bambini?

Roald Dahl: perché tolleriamo solo la censura ai libri per bambini?

Censurare i libri di Roald Dahl è come censurare un classico. Ma nella letteratura per l’infanzia è concesso perché è ancora considerata di serie B

Gli editori inglesi dei libri per bambini di Roald Dahl hanno riscritto alcune parti dei testi originali per renderli “meno offensivi e più inclusivi”

Parliamo di eliminare parole come “grasso”, “nano”, “brutta”, o di cambiare le professioni delle donne che da “cassiere” diventano “scienziate”. Con questi aggiustamenti “Matilda” o “La fabbrica di cioccolato” saraebbero finalmente al passo coi tempi.

Ho letto varie reazioni alla notizia ma il sentimento è comune. Librai, genitori, insegnanti, lettori adulti che ricordano con dolcezza le loro letture d’infanzia, sono tutti sconvolti da quella che è a tutti gli effetti una censura dei libri di Roald Dahl. 

Nei laboratori sulla letteratura per l’infanzia con gli adulti dico sempre che i libri per bambini invecchiano, perché, come tutte le storie, sono legati ai cambiamenti culturali e sociali. E per i bambini è complesso contestualizzarli. Quanti bambini oggi hanno il riferimento di una mamma che sforna crostate tutto il giorno e un papà che torna a casa alla sera e legge il giornale? Potrebbero non sentire propria questa situazione e magari mai aver sfogliato un giornale. 

Le storie invecchiano, ma la soluzione è censurare? Ecco le conclusioni a cui sono arrivata sulla riscrittura dei libri di Roald Dahl. 

La letteratura per l’infanzia non esiste

C’è una cosa che è passata inosservata, forse scontata ma fondamentale: i libri di Roald Dahl sono stati censurati perché sono libri per bambini. Se fossero stati libri per “adulti”, la letteratura “vera”, nessuno li avrebbe toccati. 

Roald Dahl ha scritto anche dei racconti per adulti, e nessuno si è preso la briga di andare a renderli “più inclusivi”. 

La scelta degli editori la dice lunga sullo stato di salute della letteratura per l’infanzia, che fa ancora fatica a essere percepita come tale: letteratura. E non uno strumento educativo che deve a tutti i costi insegnare qualcosa. Quando la morale entra nella letteratura, l’arte viene messa da parte. 

Rendere “più inclusive” le storie per bambini rivela un significato sottostante: i bambini da quelle storie devono imparare qualcosa. 

Vogliamo insegnare che “grasso”, “nano”, “brutta” sono parole offensive riferite alle persone, ma davvero lo vogliamo fare fare così? Abolendole, pulendo il linguaggio. 

Cosa mi insegnano i romanzi per adulti che ho sul comodino? Ci trovo una risposta confezionata ai miei problemi? Chi è lo scrittore che mi dice quali parole usare perché solo quelle giuste?

Ancora una volta una storia per bambini deve avere uno scopo, insegnare come comportarsi, dare regole, esempi e stabilire una morale. 

Forse “letteratura per l’infanzia” è ancora un ossimoro, la riscrittura dei libri di Roald Dahl serve a far contenti gli adulti. 

È giusto cambiare i libri di Roald Dahl per renderli più attuali? 

Una maestra della scuola dell’infanzia mi ha raccontato che un bambino di fronte all’immagine di uno stendipanni si è trovato confuso, non sapeva riconoscerlo. Non lo aveva mai visto in vita sua perché da lui si usa l’asciugatrice. 

A volte ci troviamo a fare degli adattamenti alle storie per coinvolgere i bambini con riferimenti culturali a loro vicini, ma la morale non c’entra niente. Sono cambiamenti attuati “a voce” che non intaccano un testo scritto, voluto in quel modo da un autore. Aggiustamenti per catturare i bambini e farli divertire (sì la letteratura per l’infanzia è anche intrattenimento, non “ti faccio vedere io come fare se ti nasce un fratello che non vuoi”). 

Le storie devono piacere e se Roald Dahl ha sempre appassionato così, la censura è inutile. Dico inutile perché di fronte a passi o espressioni “problematiche”, si può instaurare un dialogo tra grandi e piccoli. I bambini cercano il confronto con gli adulti sulle cose che leggono. Togliere le parole “proibite” significa non abituare i bambini a scovarle, a farsi delle domande, a chiedersi perché le trovano offensive. Questo fa la letteratura, ti mente di fronte a cose scomode e ti fa ragionare. 

Per l’uso di alcune parole, forse i bambini di oggi potrebbero trovare “vecchi” i libri di Roald Dahl. Ma a chi non è stato proposto il libro Cuore alle elementari, quanto ci sembrava noioso e incomprensibile? Era semplicemente figlio di un’altra epoca, e c’era la maestra a spiegarci perché. Le maestre, i genitori e le figure di rifermento dei bambini di oggi, non possono più farlo?

La letteratura per l’infanzia ha dei classici che possono essere goduti dagli adulti e dai bambini insieme agli adulti, tramite una lettura cooperativa. La letteratura “vera” è quella che va oltre a questioni di età. Censurare i libri di Roald Dahl è censurare un classico

Se la letteratura ha davvero bisogno di essere più inclusiva gli editori dovrebbero ampliare i loro cataloghi con nuove storie più adatte ai nostri tempi, o censurare tutto. Compresi l’adulterio di Madame Bovary e la pedofilia in Lolita. 

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